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mercoledì 16 aprile 2014

Giovani avvocati, non ancora avviati alla professione, alla “canna del gas” ed ai margini dell’avvocatura!

Da: avv. Eugenio Gargiulo (eucariota@tiscali.it)

 

Giovani avvocati, non ancora avviati alla professione, alla "canna del gas" ed ai margini dell'avvocatura!

 

Tempi duri per quei giovani avvocati , senza uno studio legale alle spalle, che si avviano appena adesso all'esercizio della nobile professione forense: rischiano seriamente  di essere posti ai margini della categoria e perdere tutto quello per il quale hanno duramente lottato.

 

Vediamo di esaminare con calma cosa significa per un giovane iniziare la carriera di avvocato: Laurea quadriennale, 2 anni + Praticantato (non pagato presso uno studio) 2 anni + esame di abilitazione alla professione. Considerando le mancate coincidenze delle diverse date, per superare tutti gli scogli, prima di potersi iscrivere all'Ordine, ci vogliono 8 anni di pesante studio e lavoro!

 

Successivamente questo giovane troverà difficile costruire un suo Studio professionale e reperire dei clienti, per un lungo periodo dovrà accontentarsi di parcelle ben esigue e magari per sbarcare il lunario farà anche un qualche altro lavoro. Considerata la difficoltà di trovare collocazioni di lavoro in aziende e nel pubblico impiego, tanti giovani avvocati oggi vivono "marginalizzati" tra una libera professione a part-time e un altro lavoretto a part-time, un modo come l'altro per non andarsi a impiccare all'albero della disoccupazione.

 

Ed ecco che arriva la geniale trovata di uno stuolo di avvocati (quelli ricchi e con studi ben avviati): modificare le norme per potere continuare ad essere iscritti all'Ordine. La nuova misura legislativa pare dovrebbe essere questa:

" La permanenza dell'iscrizione all'albo è subordinata all'esercizio della professione in modo effettivo, continuativo, abituale e prevalente, salve le eccezioni previste anche in riferimento ai primi anni di esercizio professionale. ……..La mancanza della effettività, continuatività, abitualità e prevalenza dell'esercizio professionale comporta, se non sussistono giustificati motivi, la cancellazione dall'albo..."

 

In pratica se in pochi anni non diventi un avvocato ricco ti cancelliamo dall'albo e non potrai fare più l'avvocato; i tuoi otto anni di sacrifici li puoi benissimo buttare nell'immondizia, e, considerato che è difficile trovare altri tipi di lavoro (nel pubblico impiego, scuola e nelle aziende), puoi benissimo prepararti a fare il disoccupato permanente o il giovane quarantenne disponibile per qualche stage a 600 euro al mese!

 

Questo stuolo di ricchi avvocati che vogliono introdurre tale principio, si trincerano dietro la apparente motivazione della difesa del consumatore:

"... è indispensabile, per tutelare davvero il cittadino-consumatore, responsabilizzare al massimo gli ordini professionali, rendendoli i primi garanti della qualità dei servizi resi dai loro iscritti ed allontanando qualunque tentazione di corporativismo......va per intero condivisa la riforma del sistema degli albi, con l'introduzione della necessità della prova dell'esercizio effettivo e continuativo della professione al fine di mantenere l'iscrizione nell'albo degli avvocati e con l'eliminazione dell'iscrizione automatica all'albo...Tali importanti innovazioni garantiranno una maggiore affidabilità degli albi, impedendo iscrizioni meramente formali e consentiranno soltanto ai professionisti più valenti la difesa..Sul punto è forte la richiesta da parte del mondo delle professioni della reintroduzione dell'obbligatorietà dei minimi tariffari.Questo metodo ci ha consentito di ribadire che l'unico vero e grande tesoro che l'avvocato può accumulare nell'ambito della sua carriera non è economico, ma consiste fondamentalmente nella fiducia e nella stima del suo cliente, che sceglie di andare dal suo avvocato riponendo nelle mani dello stesso i beni più preziosi come la libertà, l'onore e financo i sentimenti familiari. Dobbiamo quindi ripartire da ciò: dal fatto che il legame tra il cittadino e l'avvocato è basato essenzialmente sulla fiducia e che questo prezioso affidamento va preservato e tutelato da ogni possibile abuso."

 

In sintesi, viene affermato che se scegli l'avvocato che paghi di più è meglio per te cittadino-consumatore (da notare la finezza della dizione cittadino-consumatore nel caso della Giustizia!). Viene detto anche che se fai l'avvocato facendoti pagare di meno sei un incapace. Viene infine affermato che se non fai l'avvocato con continuità ti dimentichi di tutto quello che hai studiato. Si arriva all'ardire di dire che se vuoi fare ancora l'avvocato squattrinato stai difendendo un interesse corporativo; mentre nei fatti sono loro che stanno difendendo la corporazione degli avvocati affermati che vedono nella concorrenza dei giovani il pericolo per i loro guadagni.!

 

La "riforma" degli "avvocati ricchi", nei fatti, vuole negare l'esercizio della Libera professione a chi ha conseguito i titoli per esercitarla e vuole negare ai cittadini il libero esercizio di scegliersi l'avvocato che vogliono. I cittadini non sono degli imbecilli, prima di scegliere un avvocato chiedono in giro, e se scelgono quello squattrinato spesso lo fanno perché sono squattrinati anche loro, non sono certo in grado di pagare delle salatissime parcelle!

 

Capisco che la professione di avvocato è vista da tanti cittadini come una professione di avvoltoi, di azzeccagarbugli di manzoniana memoria, di spingitori di liti; ma anche gli avvocati ricchi appartengono alla stessa progenie!


Foggia, 16 aprile 2014                                                Avv. Eugenio Gargiulo

 

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